martedì 31 luglio 2012

Segno di novità … ma piccolo piccolo …

di
Francesco Zanotti

Leggo in un articolo di Luigi Zingales che il Sole 24 Ore pubblica oggi sia in inglese che in italiano, una tesi per molti versi straordinaria: Zingales propone di introdurre nell’analisi antitrust anche il peso politico che una nuova aggregazione di imprese può generare. E cita il caso delle banche.
Certo è una tesi nuova, positiva, ma mi si lasci dire che è … da completare? E, poi, mi si lascia aggiungere un’altra cosa?
Tesi nuova, ma “da completare” ...

venerdì 27 luglio 2012

Pensarci prima ... o no?

di
Francesco Zanotti

Santo subito… è la voce che sembra riecheggiare tra le valli europee (quelle bergamasche, incluse?). Ci si riferisce a Mario Draghi che facendo concorrenza a dei e maghi, come loro col solo suono della voce, doma draghi (lo spread) e briganti (gli speculatori).
Per carità, nulla da dire su Mario Draghi. Ma … se bastava che alzasse la voce per domare draghi e briganti, perché abbiamo dovuto fare tutte quelle manovre lacrime e sangue? Non la poteva alzare prima?
Ma, poi, sfogliando i giornali anche questa questione muore in gola: i giganteschi guai del mercato dell’auto che sta finendo a “baruffe chiozzotte” (Marchionne e la Volkswagen), la caduta libera del mercato degli elettrodomestici, l’ILVA che viene praticamente chiusa dalla magistratura, dove, pure lì, le baruffe chiozzotte non mancano …
Più grave: neanche una parola sulle mille potenzialità di futuro che stanno affollando il nostro presente … ed allora? Dobbiamo trovare qualcun altro che sa gridare più forte e minacciosamente di Draghi?
Ieri sera stavo guardando una trasmissione dove stavano apparendo i primi commentatori che cominciavano a chiedersi: ma non è che non abbiamo capito nulla?
Noi sosteniamo sui nostri blog che è proprio così. Ed indichiamo cosa non abbiamo capito … basta leggere.
Purtroppo il vero problema delle nostre classi dirigenti è che sono così autoreferenzialmente chiuse in un conflitto permanente effettivo da creare continuamente obiettivi irrilevanti che diventano occasioni di altri conflitti. Come sta accadendo per la legge elettorale.

Per risolvere la nostra crisi di civiltà, soprattutto per non perdere le mille occasioni per cerare una nuova civiltà non serve a nulla. Serve, però, a perpetuare la lite tra i partiti che, quando si scoprono d’accordo (lasciare più spazio decisionale ai cittadini), devono immediatamente trovare il cavillo che permetta loro di dividersi. E urlano questa differenza quasi impercettibile in tutti i microfoni che trovano col solito tono di profeti della retorica. Diciamo loro di smetterla.

lunedì 23 luglio 2012

Eccezionalità come norma … in nome della Provvidenza

di
Francesco Zanotti

Il Prof. Monti sta pensando ad elezioni anticipate attraverso le quali avere un mandato a più lungo termine, magari non facendosi eleggere direttamente, ma chiedendo ai partiti che lo appoggiano di dire agli elettori che, dopo le elezioni, lo avrebbero continuato ad appoggiare? Ci stanno pensando i partiti stessi?

Non so, ma certo è una tentazione … Un aggiramento della democrazia rappresentativa che, da assolutamente eccezionale, diventa normalmente eccezionale …

Molti, anche apertamente, riconoscono che solo un Governo Monti-like può Governare …
Ma allora portiamo fino in fondo il ragionamento: riconosciamo che una democrazia rappresentativa non può governare una società complessa.

Forse (ma proprio forse) andava bene nella vecchia società italiana dei blocchi sociali contrapposti. In una società complessa (che quindi evolve continuamente), i politici devono combattere continuamente una battaglia per il consenso con gli avversari politici. Questa battaglia permanente effettiva chiude il sistema dei politici in un perverso circolo autoreferenziale. Non sono loro ad essere “cattivi”. Sono le regole della democrazia rappresentativa che, in una società complessa, li costringe a guardarsi in cagnesco gli uni con gli altri.
Ed allora va bene un governo di tecnici che si riproduce uguale a se stesso con la forza di:  votate chi vi pare, tanto quasi tutti mi appoggeranno?
Forse è peggio perché un Governo di tecnici si chiude in un’altra autoreferenzialità: quella della tecnica appunto. Costretti a considerare assolute conoscenze obsolete (le tradizionali conoscenze economiche, sociali, sistemiche), perchè sono le uniche che hanno. E sono quelle che garantisce loro lo status di “tecnici” e il sentirsi donne e uomini della Provvidenza …
Una Provvidenza che, questa volta, ha scelto bene: non dittatori, non donnaioli immaturi, ma persone serie e posate. Loro appunto che sono riusciti anche a far “maturare” la democrazia. E, forse, anche la Provvidenza.

giovedì 19 luglio 2012

Il mondo da un ponte...


di
Samira Tasso

s.tasso83@gmail.com



Un nuovo motto molto in voga in vari ambiti (dal design, al teatro, alla creatività in generale) dice: “Less is More”. L’essenza di questa frase sta nel saper essere semplici e provare meraviglia per quello che si vive. Un principio molto valido che, però, a volte, è difficile da applicare. A volte per trovare un'identità ci si riempie di cose, di informazioni, di emozioni... Ma ci serviranno davvero tutte?
Oppure forse sono troppo poche e stiamo perseguendo ogni giorno la filosofia del “Less” svuotandoci di quel “More” che ci permetterebbe di progredire e di ripensarci. Credo siano vere entrambe le cose e che il segreto sia tutto nella selezione, nelle scelte e nello sguardo... nell’arte, nel design, nel teatro, nell’economia e nella vita. Credo che la risposta, la liberazione che tutti cerchiamo sia già dentro di noi, ma abbiamo paura ad accettarla.
L’altro giorno, ho trascorso circa un'ora sul ponte dei Navigli che si trova di fronte casa mia.

martedì 17 luglio 2012

La bandiera bianca della conservazione

di
Francesco Zanotti

Lo spread infuria, il pane (tra un po’) ci manca … e sui ponti della nostra Italia cosa sventola?
Sventola, viene raccontato con orgoglio al mondo, un grande Progetto di Sviluppo per il nostro Paese? No! Sventolano piccole bandiere che propongono, come fosse una grande speranza, il prossimo Vertice (Europeo, di Capi di Stato, di Ministri delle Finanze, G qualcosa …). E poi, subito dopo il Vertice, queste bandiere piano piano si ammosciano perché in genere non succede nulla …
Ci mancano idee? No! Basta leggere i nostri blog, ce ne sono in abbondanza. Soprattutto si trova una grande prospettiva: una nuova visione del mondo come linguaggio per costruire socialmente un grande Progetto Paese.
E allora? Allora i tecnici sono costretti a difendere la vecchia visione del mondo (un riduzionismo banalotto) che li fa tecnici. I politici sono assolutamente convinti che la conoscenza non faccia vincere le elezioni … perché il loro obiettivo dichiarato esplicitamente è il vincere le elezioni, non costruire un grande Progetto di Sviluppo per il nostro Paese.
La bandiera che sventola ha iscritta nella sua filigrana profonda ed indelebile la filastrocca della conservazione che, in diversi modi, è la strategia fondamentale delle nostre classi dirigenti. Tecniche o politiche che siano.

sabato 14 luglio 2012

Moody’s: è un problema di ignoranza profonda …

di
Francesco Zanotti


Nicola Saldutti conclude il suo articolo sul Corriere della Sera di oggi (critico verso Moody’s) con una affermazione “forse il termometro (quello che usano le agenzie di rating) non funziona”.
Ecco, credo anch’io che non è che Moody’s stia appoggiando oscure manovre speculative o stia interpretando il ruolo non richiestole di giudice politico.
E’ veramente il loro termometro che non funziona.
Ma bisogna capire e dire dove non funziona. Così si scopre che, in realtà, non c’è nessun termometro. Solo giudizi presuntuosi e senza alcuna base scientifica. Quindi, incoscienti. Un problema di ignoranza profonda, appunto. E il problema che tutti abbiamo è costruire un termometro (forse qualcosa di più) affidabile.
Mi spiego. Il rating è sostanzialmente un algoritmo che, come tutti gli algoritmi, usa alcuni dati di ingresso, li elabora ed arriva a conclusioni: un giudizio su … ecco, prima di tutto una domanda: un giudizio su cosa?
La prima scoperta è che non abbiamo una risposta a questa domanda: il fatto che un Paese passi da A3 a Baa2 che cosa comporta? Che hanno scoperto che siamo tutti villani che ci infiliamo le dita su per il naso ed allora ci hanno declassato su di una scala di villania?
Ovvio che no! E’ un giudizio sulla nostra capacità di sostenere il debito! Ah bene, allora vediamo da cosa dipende la capacità di rimborsare il debito di un Paese. Beh, prima di tutto, dipende dal suo patrimonio. Ma questo non può essere contemplato da Moody’s perché, se no, dovrebbero darcene non tre, ma quattro di A.
Dipende da …

lunedì 9 luglio 2012

Silenzio, lo spread ascolta!

di
Francesco Zanotti


Forse non lo spread, ma i mercati che poi fanno alzare lo spread …
Qualcuno, insomma, ascolta e bisogna stare attenti a quello che si dice. Ogni contestazione è pericolosa perché allarma i mercati …
Ed ovviamente, ogni contestazione è sbagliata perché un governo di “tecnici” non può che tirar fuori dal cappello le soluzioni giuste all’innalzarsi dello spread ed alla crisi in generale.

Si tratta di un discorso semplicemente irragionevole. E, quindi, irresponsabile.
Irragionevole per mille motivi. Ma ve ne è uno che ritengo fondamentale: le soluzioni proposte dai tecnici non hanno nulla di “tecnico”. E’ una soluzione tecnica, che ne so, il calcolo dell’orbita di una navicella spaziale. La sua traiettoria è quella che esce dai calcoli suggeriti da una teoria. Punto e basta. Se non esiste una teoria, allora non si può dire: punto e basta. Si è nel campo delle opinioni. Bene, oggi non esiste una teoria economica che suggerisca come “calcolare” le politiche economiche. Per quanto riguarda le politiche economiche si è nel campo delle opinioni.
Allora le opinioni sono una ricchezza, al Governo spetterebbe di immaginare una sintesi, non censurare le opinioni che non coincidono con la sua.
Ovviamente anche la mia è un’opinione, un punto di vista. Ma non è solo il mio. E’ anche il punto di vista che suggerisce la sistemica, quella meta-scienza che cerca di capire come evolvono e possono essere governati i sistemi in generale ed i sistemi umani in particolare. Quella meta-scienza che raccoglie e sintetizza tutti i nuovi paradigmi che stanno nascendo nelle diverse scienze.
Quella meta-scienza che è del tutto sconosciuta all’attuale governo di “tecnici”.

Fatemi concludere con un mio ulteriore punto di vista: il fatto che Camusso e Squinzi siano stati fotografati sorridenti e, almeno su qualche aspetto, concordi, è secondo me, uno dei segnali che infondono più speranza.

sabato 7 luglio 2012

Prendete un giornale …

di
Francesco Zanotti


Prendete un giornale … uno qualunque degli ultimi mesi. Guardate un telegiornale, è la stessa cosa. Troverete la descrizione di un mondo in negativo. Ed un mondo non oggettivamente (perché rispecchia la realtà) in negativo, ma ottusamente (cioè, non con calcolo, ma per miopia) in negativo.
Guardare solo negli angoli bui del mondo acceca la vista, il pensiero ed il cuore.
Mi piacerebbe che giornali, televisione e tutti gli altri media parlassero di potenzialità di futuro, di esperienze di futuro, di conoscenze del futuro. Di uomini e donne che guardano al futuro.
Vogliamo davvero aiutare i giovani a costruire un nuovo futuro? Insegniamo loro a perseguire “virtute e conoscenza”. Ma forse non possiamo riuscirci perché noi per primi (della virtute non parlo perché è un tema da coscienza individuale) non inseguiamo conoscenza. Se pensiamo all’attuale classe dirigente è quasi comico accostare ad essa la parola “conoscenza”. Sono semplicemente all’oscuro di tutte le conoscenze nuove che la scienze umane e le scienza naturali hanno costruito negli ultimi cento anni. Sono rimasti ad un ottocento che sembrava già asfittico in quegli anni … 

giovedì 5 luglio 2012

Bosone di Higgs: scoprire o costruire?


Appunti di un viaggiatore della terra di mezzo

di
Francesco Zanotti

Mi sono letto le due paginate (apprezzabili) del Corriere della Sera sulla “scoperta” del Bosone di Higgs. E vorrei fare un discorso proprio sulle … virgolette.
Purtroppo le virgolette stanno in una terra di mezzo che è difficile percorrere perché si sentono voci e suggestioni diverse, come provenienti da due grandi catene di montagne che costeggiano la valle ed attirano il viandante della vita verso di loro.
Io sono un viaggiatore della terra di mezzo. Confesso che a me il meccanismo di Higgs piace molto, affascina … ma che c’entra l’estetica? Eh, sì … è la guida dei viaggiatori della terra di mezzo, quelli che mettono le virgolette alle montagne …
Dunque … Le due catene di montagne. La prima è quella del filosofo Giovanni Reale che richiama il primato della filosofia e che se ne sta in un angolo sdegnoso. In un angolo delle due paginate. Ma anche in un angolo del dibattito scientifico.
L’altra è la catena dei fisici entusiasti che dichiarano di avere scoperto uno dei segreti della natura.

Il viaggiatore della terra di mezzo, con lo sguardo alle due catene, uno guardo che cerca di essere intenso, che cerca di scrutare valli e “scoscesità” delle catene di mondi, mette le virgolette alla parola scoperta. Perché pensa …

Se voi isolate un “pezzo di mondo” e scegliete un modo di interagire con questo pezzo di mondo con una “energia” sufficiente a far sì che il mondo venga turbato dal vostro guardare, allora costruite un nuovo mondo che, poi, descrivete usando un certo linguaggio. Ed è come se il linguaggio e il mondo costruito risuonassero di amorosi sensi. A mano a mano che approfondite la “ricerca” (il processo di costruzione di mondi), trovate ad ogni istante conferma che … avevate ragione. Fino a che non “esagerate”. Cioè usate una energia eccessiva che vi fa costruire un altro mondo.
Ecco questo è il modo in cui un viaggiatore della terra di mezzo vede la scoperta del Bosone di Higgs.
Pensando di indagare la Natura con sensate esperienze, in realtà si è cominciato ad usare tanta energia da creare il mondo delle particelle elementari che è stato descritto attraverso la Teoria Quantistica dei Campi. I teorici ragionando sulla teoria hanno immaginato quello che si poteva costruire: l’esistenza del Bosone/campo di Higgs. Gli sperimentali l’hanno costruito davvero.

Il risultato che si ottiene quando si costruiscono mondi (quando si guarda la natura con uno sguardo che trasforma) non è mai completo e coerente. Si innesca una storia senza fine. Ed una storia che poteva anche essere diversa.
Si scopre il bosone di Higgs, ma non esattamente come ci aspettava fosse. E’ molto più “ricco”. 
Eccerto: aumentando l’energia si esce dal mondo creato con il precedente livello di energia e si entra in un altro. Si è già scoperto che la Teoria Quantistica dei Campi non è esattamente come ci si aspetta sia una teoria: ha molti problemi irrisolti che spingono a guardare altrove. Anni fa è uscito uno splendido libro (Atti di un Convegno), molto adatto ai viaggiatori della terra di mezzo (Conceptual Foundations of Quantum Field Theory) che racconta di tutte queste incertezze. E sono incertezze che, in qualche misura, danno ragione ai filosofi.

Pensando tutte queste cose, dove va il viandante di una terra di mezzo strattonato da due catene di montagne? Usa appunto l’estetica. E ci aggiunge l’etica.

Il viaggiatore della terra di mezzo può sembrare davvero simile a quel pastore che erra senza senso nei deserti dell’Asia. Ma ha voglia di bellezza e giustizia. Di arrivare ad un mondo di bellezza e di giustizia, di costruire un mondo di bellezza e di giustizia. Allora considera la montagne come risorse, come strumenti.

E avanza una richiesta: montagne, diventate viaggiatori e datevi la mano …

Credo che la scoperta più grande che l’uomo abbia fatto fino a questo punto della sua storia sia la consapevolezza di essere creatore di mondi. Ogni montagna (o catena di monti) che si erge isolata, immaginandosi di scoprire verità iperuraniche, rischia di crollare sotto il peso della sua superbia. Ogni montagna è, invece, un esempio di successo di costruzione di mondi. Un esempio di linguaggi e processi di creazione di mondi.

Allora proviamo ad immaginare che la ricerca della Verità diventi costruzione di un mondo bello e giusto. Che se poi vogliamo chiamare Verità, va bene lo stesso. Immaginiamo che le catene di montagne scendano nella terra di mezzo e rendano disponibili a tutti noi viaggiatori di quella terra, i loro linguaggi le loro prassi i loro successi. Usiamoli insieme, cerchiamone insieme altri. Per arrivare al mare della bellezza e della giustizia.

martedì 3 luglio 2012

Piccoli mondi chiusi …

di
Francesco Zanotti

Ho letto un’affermazione di Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera di oggi nell'editoriale L’Europa vista da Berlino. “Nel frattempo […] le nostre debolezze sono le stesse di una settimana fa, perché non vi era nulla che il vertice potesse risolvere”. Credo che sia una opinione sacrosanta.
Il vertice europeo di settimana scorsa si è occupato di sistemare i problemi dei debiti sovrani rimanendo all’interno di quel mondo. E i problemi non possono essere risolti a quel modo. Anzi, in quel modo si spostano solo e si rischia di creare bolle.
Giavazzi sostiene che occorre guardare fuori.
Il problema è che propone di guardare al contesto e non dentro al contesto. Egli, infatti, ritiene che occorra prendere misure di contesto: ridurre la spesa pubblica, privatizzare e liberalizzare.
Al di là del fatto che ridurre la spesa pubblica significa inevitabilmente ridurre PIL e capacità di acquisto, credo che la vera debolezza da aggredire sia più a fondo, dentro al contesto. Credo che stia nella debolezza strategica di una parte non banale del nostro sistema industriale. Mi riferisco alla miriade di imprese terziste che hanno legato la loro esistenza a pochi (spesso: ad uno solo) clienti. Immaginando che il rapporto con loro continuasse in eterno ed in modo da permettere loro un guadagno ragionevole. Oggi questi rapporti esclusivi vengono a mancare o permangono a condizioni che non permettono alcuna sopravvivenza. Si tratta di una debolezza difficilmente aggredibile.
Essa traspare nella riduzione della produzione industriale, nella disoccupazione crescente, nel rifiuto di assumere altre persone (segnatamente: i giovani). Soprattutto, nei conti delle banche.
Cosa fare?

domenica 1 luglio 2012

Marco Fortis: vox clamans in deserto …

di
Francesco Zanotti

Mi riferisco all’articolo di Marco Fortis pubblicato sul Sole 24 Ore di domenica 1°Luglio 2012. Ma ne ricordo molti altri …
Poi, scelgo qualche dato significativo: fior da fiore. Vent’anni fa il debito pubblico tedesco era meno della metà di quello italiano, ora è più alto. Le famiglie italiane sono molto più ricche (anche solo in termini finanziari) delle tedesche e se si facesse una patrimoniale per ridurre il debito al 60% del PIl le famiglie italiane sarebbero ancora più ricche di quelle tedesche.
Quindi che senso ha la differenza di tasso tra titoli italiani e tedeschi?
Marco Fortis suggerisce che abbiamo una grande problema di comunicazione. Ovvio che sì! Ma perché ce l’abbiamo? Perché accettiamo che a costruire l’immagine prevalente della realtà sia una cultura economica del tutto insensata. Una cultura economica che cerca di chiamarsi scienza e cerca di scimmiottare la fisica classica quando la stessa fisica ha ridimensionato le pretese di “fornitrice di verità” alla fisica classica. L’ha declassata (o valorizzata’) a modello di alcune specifiche “fette” di realtà.
Per cambiare l’immagine “mainstream” della realtà dobbiamo cambiare la cultura che la genera. Questo cambiamento culturale, se di successo, comporterebbe un risparmio di interesse di decine di miliardi. Molto più che la più drastica spending review.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.