domenica 25 agosto 2013

Il Congresso internazionale di filosofia di Atene

di
Francesco Zanotti


Riccardo Pozza e Luca Sorrentino illustrano nell'inserto culturale del Sole 24 Ore di oggi, il 23° Congresso Mondiale di filosofia che si tiene ad Atene. Ne descrivono l’importanza e il ruolo degli italiani.
Vorrei parlare di due temi.
Il primo è il tema del nuovo realismo proposto appunto da italiani. E’ stato oggetto di una relazione di Umberto Eco e di una tavola rotonda proposta da Maurizio Ferraris. Il nuovo realismo è tema di polemiche feroci tra Maurizio Ferraris, che lo propugna  con intensa vis polemica, e i suoi detrattori che ... fanno altrettanto. Il lettore curioso può consultare, ad esempio, “Bentornata Realtà” a cura di Mario De Caro e Maurizio Ferraris, ovviamente per sentire la campana neorelista.
E può ascoltare i suoi detrattori leggendo “Il nuovo realismo è un populismo” di Donatella Di Cesare, Corrado Ocone e Simone Reagazzoni.
Personalmente, ho fatto una piccolissima ricerca on line.
La situazione è questa. Enciclopedia Treccani on line parla di un neorealismo filosofico, ma si riferisce solo al neorealismo statunitense e inglese.
Wikipedia parla soprattutto di Visconti, De Sica etc.
Chi combatte il neorealismo sostiene, appunto, che a livello internazionale, è soprattutto il nostro cinema ad essere neoreaslista. Ma sembra che sia una esagerazione, vista la presenza italiana al Congresso di Atene.
Io che ne penso? … Ed è perché ho questo pensiero che ne scrivo, perché mi permetterà di fare una proposta che ritengo importante.
Io ritengo, semplicemente, che il neoralismo abbia la sua parte di “significatività”, come ce l’abbia il pensiero postmoderno. Cioè penso che si possano applicare ad ambiti di realtà diversi. Se parliamo di sedie, allora è necessario essere realisti. Se parliamo di relazione umane occorre essere post-moderni. Ma questi due tipi di pensieri non bastano. Occorre anche un terzo modello, il pensiero quantistico (che è una chiarificazione ed operativizzazione del pensiero costruttivista) che si applica tutte le volte che voglio costruire una realtà umana.
Se mi si permette una battuta, mi piacerebbe sapere come un realista tratta il vuoto quantistico. E come un pensatore post moderno reagisce se gli menano una sberla. Poi mi piacerebbe sapere da tutti e due come intendono costruire una nuova economia ed una nuova società.
Ed arrivo alla conclusione.
Credo che sia il momento di superare, meglio, integrare, i Congressi “specialistici” (tra filosofi, ma anche tra fisici, biologie tc.) per costruire una Congresso capace di avviare (non solo discutere di, ma avviare) il processo di creazione di una nuova società, di una nuova economia, di un nuovo Uomo e di una nuova natura.  Credo che davvero il pensiero quantistico sarebbe decisivo (integrerebbe gli altri due approcci) perché è il pensiero tipico dei costruttori di mondi: gli imprenditori economici, sociali, politici, istituzionali e culturali.

Noi abbiamo avanzato una proposta per un simile Congresso. Lo abbiamo chiamato Expo della Conoscenza.

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Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.